Linea di viaggio:
Active Expeditions / Spedizioni, Trekking
Destinazione:
Oman
Durata:
11 Giorni
Prezzo a partire da:
€ 4.390
Partecipanti:
Minimo 10 massimo 17 partecipanti
Partenze:
Dal 15 marzo al 25 marzo
Per gli amanti del deserto e gli appassionati di spedizioni, questo viaggio è una vera sorpresa! Saremo felici di essere lontani dalle infrastrutture turistiche, liberi di vivere spazi inconsueti, di tuffarsi nel grande mare di sabbia del Rub Al Khali, “The Empty Quarter” come viene chiamato in Oman, di lasciarci emozionare dal tramonto sulle dune e, solo per questa occasione, dalle note dello speciale concerto del pianista e compositore Alessandro Martire. Una - continua -
Partenza in mattinata dall’aeroporto di Milano Malpensa per Salalah con volo di linea con scalo a Muscat. Pasti a bordo e arrivo previsto in serata. Dopo il disbrigo della formalità d’ingresso, incontro con il corrispondente locale e trasferimento privato in hotel. Pernottamento.
Prima colazione in hotel e mattinata dedicata alle visite nei dintorni di Salalah. Il capoluogo della regione del Dhofar, con i suoi 350.000 abitanti, è il secondo centro urbano del Paese e ha dato i natali all’attuale sultano, Qabus bin Said, che regna da quasi cinquant’anni.
Verso est troviamo il villaggio di pescatori di Taqah, dove si trova un interessante forte del XIX secolo e un caratteristico mercato del pesce. A pochi chilometri visitiamo il sito archeologico di Sumhurum (khor Kori), l’antica Abyssopolis conosciuta già dai romani, punto di raccolta e smistamento dell’incenso che, via mare, veniva spedito nel Mediterraneo e quindi in Europa. Le rovine risalgono al 100 a.C. ed è qui che visse per vari anni la Regina di Saba. Pranzo in ristorante locale e rientro in città.
Il pomeriggio lo lasciamo libero, per approfittare di qualche ora di relax in piscina o sulla bella spiaggia dell’hotel prima di iniziare la nostra spedizione nel deserto l’indomani. Prima di cena, possibilità di visitare il souk di Salalah; anche se non è caratteristico come quello di Muscat, il tour leader è a disposizione per una passeggiata. Cena e pernottamento in hotel.
Prima colazione in hotel e, prima di partire, ci rechiamo in città per la visita al bel Museo della Terra dell’Incenso. La resina viene prodotta da diverse piante arbustive del genere Boswellia che crescono nelle regioni meridionali della Penisola Arabica e delle antistanti coste dell'Africa orientale. Una volta raccolte e cristallizzate, sono in grado di liberare nell'aria un forte e penetrante profumo al momento della loro combustione. Fin dall’antichità fu una merce molto richiesta, basti pensare che fu uno dei doni che i re magi portarono, secondo la Bibbia, a Gesù, e veniva usata soprattutto per usi medicinali e devozionali. All’epoca dei romani si sviluppò una vera e propria via dell’incenso, che collegava la penisola arabica con il Mediterraneo. Nel 2000 l’Unesco ha dichiarato la zona in cui ci troviamo Patrimonio dell’Umanità, in particolare per gli alberi di Boswellia Sacra che crescono in fondo agli wadi (letti di antichi corsi d’acqua), come il Wadi Dawkah, per le rovine di Ubar e di Sumhurum. Nel museo sono presenti anche una sezione sulla storia e i commerci marittimi dell’Oman. Al termine della visita ci dirigiamo a nord, per una passeggiata a Wadi Dawkah, dove si trovano le maggiori coltivazioni di Boswellia Sacra. Pranzo lungo la strada. Raggiungiamo ancora più a nord Ash Shisur, una delle mitiche città perdute dei racconti di Mille e una notte: la favolosa Ubar, centro del commercio dell'incenso, chiamata Iram nel Corano, e cantata come "l'Atlantide delle sabbie" da Lawrence d' Arabia.
La favolosa Ubar sorge ai piedi dei monti Qara in una regione ricca di alberi da cui provengono l'incenso e la mirra. Secondo le storie tramandate dal 2000 e addirittura dal 4000 a.C., da essa partivano le carovane con il loro carico alla volta della Mesopotamia prima, poi dell'Egitto e della Grecia, e infine di Roma. La storia di Ubar venne a conoscenza grazie all’esploratore e regista cinematografico appassionato di archeologia Clapp che nel 1981 vide su una delle mappe di Claudio Tolomeo, il famoso cartografo del II secolo a.C., una città detta Omanum Emporium ”Lo specchio del paradiso”. Tolomeo ne avrebbe descritto le meraviglie ai contemporanei. Avventurosi racconti e scoperte archeologiche hanno avvolto il sito di Ubar sino ai nostri giorni…è proprio questa la città perduta? L’Atlantide delle sabbie?...
Proseguiamo il nostro viaggio verso nord per iniziare la traversata del deserto del Rub Al Khali. Trascorreremo le prossime giornate immergendoci nel grandioso deserto che dilaga in una porzione vastissima della penisola arabica. Colori accesi che variano dall’ocra all’albicocca sfumando all’imbrunire in curve che ci ricordano le vibrazioni dell’Armonia.
Attraverso le dune sono ancora gigantesche, i prossimi giorni ci muoveremo verso nord, con i GPS, guidando attraverso le dune verso la linea di demarcazione dove Oman, Yemen e Arabia Saudita si incontrano…pura avventura! In questo ritmo lento possiamo sperimentare il deserto liberamente con tutti i sensi. Cercheremo il modo di attraversare le masse di sabbia ma non sempre ci riusciamo al primo tentativo.
Il nostro capo spedizione ha imparato con maestria a “leggere” le dune e dopo anni di esperienza ha anche imparato un’altra cosa importante: il deserto riserva sempre delle sorprese ed è sempre imprevedibile! Prepareremo il campo nel tardo pomeriggio tutti i giorni e potremo salire sulle alte dune in tempo prima del tramonto per godere del panorama mozzafiato...
Più tardi alla sera, intorno al fuoco ci lasceremo alle spalle gli eventi del giorno e parleremo di quello che ci aspetterà col sorgere del sole, il giorno dopo.
Il sole… il sole scandisce i giorni nel deserto, il sole ci dà il ritmo naturale del deserto: ci dice a che ora alzarci e a che ora andare a letto.
Le luci, le ombre, le geometrie prevalgono su tutto; rimane l’essenziale, spogliato di ogni elemento paesaggistico superfluo.
Grandi distese piene di nulla o spigoli affilati che salgono da tutte le direzioni verso l’apice delle dune stellari modellate asimmetricamente dai venti che soffiano da tutte le direzioni. Si percorrono corridoi sabbiosi sovrastati da dune che stordiscono per l’implacabile bellezza ed estensione. Le dune ci invitano dalle loro cime ad ammirare il tramonto e un panorama ineguagliabile, nello speciale silenzio dei grandi spazi.
Campi nel deserto, pensione completa e pernottamenti in tenda.
Prima colazione e partenza verso nord. Quest’oggi percorreremo l’ultimo tratto di deserto fino ad arrivarne ai margini settentrionali. Riprenderemo contatto con la civiltà e ritroveremo l’asfalto, fino a raggiungere i margini dell’altro deserto omanita: il Wahiba Sands. Arriveremo nel pomeriggio al nostro campo tendato fisso, dove avremo modo di fare una doccia rigenerante e riappropriarci di qualche comodità. Le dune e la magia del deserto saranno ancora accanto a noi, ma si uniranno altri compagni di viaggio, con altre storie, provenienti da altri itinerari. Altri quattro gruppi, oltre al nostro, saranno ospiti del campo tendato preso in esclusiva per noi, e la sera, tra le ultime luci del sole e le ombre che avanzano silenziose, assisteremo al concerto del pianista Alessandro Martire.
Rendez Vous tra le dune del Wahiba Desert.
Ci piace pensare che, pur non costituendo una comunità, chi viaggia con noi lo faccia perché sceglie non solo un itinerario ben confezionato, ma ritenga pure di far parte di un insieme di persone con cui abbia qualcosa in comune, attratti da un altrove che custodisce terre e facce diverse.
Ci piace pensare che questo senso della condivisione trovi l’ambiente più adatto per manifestarsi in particolari condizioni di viaggio. Quando, oltre a proporre modi di partecipazione crediamo interessanti, si crei quella sfumatura che accentui la sensazione di prendere parte a qualcosa di speciale. Ciò è accresciuto dall’essere con altri, condividendo un’occasione che moltiplica per ognuno le sensazioni. Perché, a volte, ciò che non trasmetti agli altri appare un po’ meno vero.
Per questo proponiamo un’iniziativa che dia la possibilità di vivere un’esperienza con sfumature normalmente impossibili da apprezzare, se non in circostanze come questa.
Infatti, siamo convinti che un concerto possa non essere solo note create da un pur valente concertista. L’esecuzione tra le dune è condivisione di un’occasione che, persino noi che per mestiere programmiamo viaggi, sino ad ora mai abbiamo avuto modo di apprezzare.
La “festa” comune inizia dopo l’imbrunire accolti da deboli torce e candele, che ci indicano il percorso da seguire per giungere dove non troveremo altro che un pianoforte e uno sgabello per Alessandro Martire.
Il risultato pensiamo possa essere molto coinvolgente, perchè oltre al piacere dei suoni apprezzeremo il semplice essenziale grandioso ambiente che ci accoglie. Anche le luci non saranno invadenti perché devono solo essere in grado di farci intravvedere da dove originino le note.
Concerto, tra le dune, per pianoforte silenzio e oscurità.
Dopo cena ci apparteremo per ascoltare un concerto del pianista Alessandro Martire.
Ho avuto modo di chiedergli come definirebbe in poche sillabe la sua musica.
Mi ha risposto che “La mia è musica contemporanea, colonna sonora”.
In un primo momento ho pensato che fosse un’affermazione di eccessiva modestia. Pensandoci bene, però, non è così.
Al centro dell’autodefinirsi, non metto il carattere della sua musica. Non è “contemporanea” il termine che mi piace sottolineare, ma “colonna sonora”. È una definizione che non va intesa come sminuente, vuol solo far intendere una non pretenziosità.
Lui non si mette al centro dell’attenzione in modo esclusivo. Non vuole sottrarre spazio ad altre sensazioni. A volte non privilegia in modo netto, come fanno in genere i concertisti, i luoghi chiusi e ovattati dove il pubblico comodamente seduto è attratto esclusivamente da un palco, un pianoforte, uno sgabello e un faro su un pianista che accentra su di sé ogni interesse e senso.
Alessandro Martire sceglie di esibirsi anche dove la situazione può distrarre i presenti perché attratti da un contesto particolare. Lui non ha timore e non è geloso di vedersi sottrarre attenzione. Così lo scorso agosto ha fatto galleggiare il suo pianoforte sul Lago di Como e ora ha accettato il nostro invito di affondare le gambe del suo strumento nella sabbia di un deserto. Confermando che ama condividere con ciò che lo circonda l’interesse di quelli venuti ad ascoltarlo, cosciente della forza del suo suono.
Inoltre, nel definire “colonna sonora” la sua musica contemporanea, c’è la consapevolezza che “colonna” indichi un aspetto indispensabile per consentire ad un’opera umana, musicale o meno poco importa, di stare in piedi e riuscire a svolgere la sua funzione.
Basti pensare che la colonna sonora dei rapporti umani è la parola.
Nel suo caso è ciò che usa per creare un legame emotivo, è il suo modo di comunicare. Non è semplice sottofondo di luoghi e momenti che colpiscono i sensi perché legati alla bellezza, alla visione di spicchi di mondo che non conosciamo ancora, di un tramonto, di un lago d’acqua, di un mare di sabbia, di una notte senza luci.
Ecco cosa aspettiamo ci dia questo concerto.
Quella sera il suo intervento musicale sarà al centro dell’interesse, anche se in modo non eclatante. Sarà parte preponderante di quelle impressioni che ci arriveranno anche dalla scena in cui si esibisce, sospingendo e amplificando le emozioni che nascono in quel luogo.
Un luogo che non vogliamo illuminare oltre l’indispensabile, per godere di quanto ci sia da sentire e scoprire senza gli occhi.
Così di notte, all’oscuro, non sappiamo se con o senza stelle, con i piedi sulla sabbia, avremo occasione di udire il silenzio riempito da una colonna sonora. Pensieri e suggestioni saranno i protagonisti, e si costruiranno seguendo le note di Alessandro.
Sappiamo che si tratta di un “azzardo” perché il deserto è associato al silenzio, ed è il silenzio ciò che normalmente si viene a cercare qui.
Solo la luna, e non sempre, può entrare e violare lo spazio dedicato all’infinitamente piccolo dei granelli di sabbia e all’infinitamente grande delle stelle.
Non citeremo le parole con cui le strofe di The Sound of Silence si rivolgono al silenzio per motivare la nostra scelta, perché Simon e Garfunkel vedono nel silenzio l’incapacità di comunicare tra gli uomini, mentre per noi il silenzio sarà il filo delle emozioni che lo stare nel deserto crea, che interromperemo solo per riempirlo con altre ancora più corpose.
A noi è sembrato che potesse essere gradito udire il silenzio, inframmezzandolo, interrompendolo per un breve tempo con sonorità che possono valorizzare ulteriormente lo stare qui.
Proponiamo per la prima volta un intervento “ingombrante”. Mai, abbiamo introdotto nei nostri eventi un elemento così dirompente come i suoni che si sovrappongono al silenzio. Mai abbiamo stravolto un luogo come facciamo ora. Ma lo facciamo senza invadenza, mutando l’equilibrio stabilito dall’assenza di parole rumori e luce solo con note. Niente fari e palco, scenografie, colori e fumi, amplificatori e sedie, sipario e poltrone per stare più comodi.
In piedi, o seduti sulla sabbia, lasciamo che sia solo il pianoforte di Alessandro a rafforzare il legame col circostante, con suoni adatti a riempire lo spazio tra granelli di sabbia e stelle.
Prima colazione al campo e partenza per Nizwa. La nostra prima sosta, appena usciti dal Wahiba, sarà al sobborgo abbandonato di Mansfah, appena fuori la città di Ibra. Base di partenza per escursioni nel Wahiba, è una città con origini assai antiche ed un ruolo importante di snodo commerciale le cui attività arrivavano sino a Zanzibar. Le torri che sono distribuite sulle alture circostanti testimoniano dell’importanza data al controllo del territorio e alle loro attività. Oggi i quartieri periferici conservano pochi resti delle costruzioni che un tempo erano all’altezza del ruolo che aveva sino al XIX secolo. Non mancano suq di cui uno è frequentato un giorno la settimana solo da donne, acquirenti e venditrici. Noi cammineremo tra i resti del quartiere costruito dai ricchi commercianti con edifici un tempo pretenziosi.
Proseguimento per Nizwa, l’antica capitale dell’Oman, che si estende nel mezzo di un palmeto che si allunga per 8 km lungo il corso di due wadi naturali. Nizwa è la città più ampia nella regione interna dell’Oman e fu capitale del regno nel VI e XVII secolo. Il forte di Nizwa fu costruito dal Sultano Bin Saif Al-Ya’Rub ed è stato abitato fino agli inizi del secolo scorso. La possanza architettonica è addolcita dalle porte in legno intagliato e dal gioco di ombre e luci che si appoggia incerto sugli intonaci restaurati da poco. In città è tutto a portata di mano e si riesce a visitarla in breve. Pranzo in ristorante locale. Dedali, porticati, e cortili: visitiamo il souq tradizionale, che ribolle di fermento, voci ed oggetti d’artigianato di ogni tipo, orci giganti, canestri, ceramiche e tappeti, oltre ai famosi datteri.
Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.
Prima colazione e visita del castello di Bahla. È una città interamente fortificata cinta da sette chilometri di mura. Vi è una fiorente attività di produzione ceramica e vi si è stabilità da vari secoli una consistente colonia di jinn, spiriti, non sempre maligni, della tradizione islamica.
Per molti anni il forte non è stato accessibile al pubblico perché gli impegnativi lavori di ristrutturazione e restauro hanno necessitato di grande impegno, che è stato premiato dall’UNESCO con l’inserimento tra i Patrimoni dell’Umanità e dalla continua presenza di visitatori.
La parte più antica risale al XII secolo, con ripetuti interventi nei secoli successivi. È maestoso, arricchito da torri, mura stondate, merlature, pietra, mattoni di fango e qualche eccessivo intervento ricostruttivo. Al termine della visita partenza per Muscat.
Arrivo nella capitale omanita e pranzo in ristorante locale. Il pomeriggio è dedicato alla visita della città. Il Palazzo del Sultano (visibile solo dall’esterno), il lungomare, le mura costruite dai portoghesi, i forti gemelli di Jilani e Mirani visibili solo dall’esterno; il museo etnografico di Bayt Al Zubayre e al il souq di Muttrah: un dedalo di vie coperte di travi di legno dipinte sulle quali si affacciano merci di ogni sorta: tessuti, argenti, incenso. Una città moderna che tuttavia è stata costruita nel pieno rispetto dello stile architettonico arabo. Cena e pernottamento in hotel nei pressi dell’aeroporto.
Prima colazione e visita della Grande Moschea del Sultano Qaboos, la cui costruzione è durata sei anni (dal 1995 al 2001), e che vanta un enorme lampadario fatto interamente di cristalli Swarovski e un enorme tappeto persiano in pura seta. Trasferimento in aeroporto per il rientro in Italia. Visto l’orario della partenza, il pranzo è libero o a bordo del volo di rientro. Arrivo a Milano Malpensa in serata.
Dal 15 marzo 2020 al 25 marzo 2020
Speciale concerto nel deserto del pianista e compositore di fama internazionale alessandro martire
Spedizione da salalah a muscat in compagnia di un esperto del deserto
Cena e pernottamento in esclusiva al desert night camp
E’ necessario il visto di entrata e passaporto con almeno 6 mesi di validità. Il visto turistico deve obbligatoriamente essere ottenuto prima della partenza attraverso la procedura online. Il visto può essere richiesto tramite Kel 12 (pagando il costo del visto + le spese di ottenimento) oppure si può ottenere autonomamente tramite la procedura online Durante i pernottamenti nei campi mobili sono fornite tende iglooIl tour leader per motivi tecnico – logistici può trovarsi - CONTINUA -